Rischio di pancreatite e terapie ipolipemizzanti
In studi osservazionali, la terapia con statine ( anche noti come inibitori dell’HMGCoA reduttasi ) è stata associata a pancreatite.
Sebbene le linee guida per i lipidi raccomandino la terapia con fibrati per ridurre il rischio di pancreatite in soggetti con ipertrigliceridemia, i fibrati possono determinare lo sviluppo di calcoli biliari, un fattore di rischio per la pancreatite.
Per studiare le associazioni tra terapia con statine o fibrati e pancreatite incidente, sono stati identificati studi rilevanti, e inclusi nella analisi gli studi con più di 1.000 partecipanti seguiti per più di 1 anno.
In 16 studi con statine, controllati con placebo e con terapia standard, con 113.800 partecipanti, e follow-up medio ponderato di 4.1 anni, 309 partecipanti hanno sviluppato pancreatite ( 134 assegnati a statine,175 assegnati al controllo ) ( rischio relativo, RR=0.77; P=0.03; I2=0% ).
In 5 studi di confronto della dose delle statine con 39.614 partecipanti e periodo di follow-up di 4.8 anni, 156 partecipanti hanno sviluppato pancreatite ( 70 assegnati alla dose intensiva, 86 assegnati alla dose media ) ( RR=0.82; P=0.21; I2=0% ).
I risultati combinati per tutti i 21 studi riguardanti le statine hanno fornito un valore di RR di 0.79 ( P=0.01; I2=0% ).
In 7 studi con i fibrati, che hanno coinvolto 40.162 individui seguiti per oltre 5.3 anni, 144 partecipanti hanno sviluppato pancreatite ( 84 assegnati alla terapia con fibrati, 60 assegnati al placebo ) ( RR=1.39; P=0.053, I2=0% ).
In conclusione, in un'analisi aggregata dei dati di studi randomizzati, l'uso della terapia con statine è risultato associato a un più basso rischio di pancreatite nei pazienti con livelli di trigliceridi normali o leggermente elevati. ( Xagena_2012 )
Preiss D et al, JAMA 2012; 308: 804-811
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